digressioni gastro - filateliche
a cura della
Brigata di Cucina del Postalista

uskrsna pletenica
Croazia, 2 aprile 2014, Yvert 1034
 
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...che in definitiva significa semplicemente "treccia di Pasqua", ed è una delle numerose (chi si è divertito a contarle dice che sono una cinquantina) varianti di pane dolce della tradizione pasquale nei paesi compresi tra il corso del Danubio e la sponda orientale del mare Adriatico.

Tutte condividono l'impasto di base, composto di burro, farina e molte uova; particolare, quest'ultimo, comune a quasi tutti i dolci pasquali, dato che in questa stagione la produzione di uova è molto abbondante. Quello che invece cambia, spesso spostandosi anche solo di pochi chilometri, sono gli aromi e le aggiunte all'impasto, come marmellata, scorze di agrumi candite, frutta secca, granella di zucchero, liquori... e cambia anche la forma che all'impasto viene data.

C'è per esempio la pinca, comune anche dalle parti di Gorizia, che è una sorta di pane rotondo sul quale viene praticata, nell'ultima fase della lievitazione, una incisione in forma di croce: durante la cottura l'incisione diventa più evidente, sia come forma che come colore, e in molte zone si usa sottolineare questo simbolismo adagiando il dolce all'intersezione dei bracci di una vera croce di legno al momento di portarlo in tavola.

Un po' più a nord invece, in Boemia, la tradizione pasquale prevede la houska. L'impasto di base, come abbiamo detto, è lo stesso della pinca, ma in questa versione non c'è traccia dell'incisione superficiale in forma di croce, e la pasta viene lavorata in modo da dare al prodotto finito la forma di una treccia diritta.

Se ci si sposta in Serbia, la stessa treccia si arricchisce di una o più uova intere, appoggiate sulla pasta prima della cottura in modo da fuoriuscirne parzialmente alla fine, con il guscio colorato di rosso per richiamare il sangue versato sulla Croce. Un simbolismo che talvolta viene rafforzato usando due trecce per formare una vera croce, e ponendo le uova rosse in corrispondenza dei polsi, delle caviglie e della ferita al costato.

La nostra uskrsna pletenica, invece, appartiene alla tradizione croata e con i due precedenti dolci condivide l'impasto di base. La pasta viene lavorata a treccia, esattamente come in Boemia, ma è una treccia più sottile e, soprattutto, viene ripiegata su se stessa fino ad assumere la forma di una ciambella, che in certe zone viene usata come "contenitore" per le uova che la mattina di Pasqua vengono portate a benedire in chiesa.

Al momento di presentarla in tavole l'uskrsna viene molto spesso adagiata su alcuni rametti di olivo, richiamando esplicitamente, come è evidente proprio dall'effige del nostro francobollo, la corona di spine posta sulla testa di Cristo.

Un'altra variante, destinata in genere ai bambini, prevede la confezione di una ciambella talmente piccola da contenere nel foro centrale un solo uovo intero, generalmente decorato con pezzi di pasta avanzata e a volte colorato di rosso, come in Serbia, che viene posto a cuocere in forno con l'uskrsna.

Insomma, un incrocio spesso intricato di forme, sapori, colori e simboli che ha come scopo finale quello di augurare a tutti, come la Brigata di Cucina del Postalista fa in questo momento a voi, la Buona Pasqua...

 

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