digressioni gastro - filateliche
a cura della
Brigata di Cucina del Postalista

vorí vorí
Paraguay, 9 ottobre 2019, WNS 016.19
 
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Dietro al vorí vorí de gallina, uno dei piatti simbolo del Paraguay, una vera bandiera gastronomica che vi può capitare di vedervi offerta ai grandi ricevimenti o di trovare a una mensa per poveri, o nei ristoranti e nelle bettole della capitale Asunciòn, e ancora nei ranchos persi nella vastità del Chaco, c’è una parte della storia più recente della nazione: la storia dell’incontro tra i missionari gesuiti e la popolazione locale di etnia guaraní.

Un incontro realizzatosi proprio nelle pianure del Gran Chaco, che il Paraguay divide con Argentina, Bolivia e Brasile, quando verso la metà del XVI secolo i gesuiti iniziarono ad evangelizzare la grande pianura compresa tra il fiume Paraguay e i primi contrafforti delle Ande. La colonizzazione vera e propria della regione arrivò più tardi, nel 1800, ma in quel quarto di millennio i missionari gesuiti (e dal 1767 francescani dopo l’espulsione della Compagnia di Gesù dal Chaco da parte dalle autorità spagnole) stabilirono con le tribù locali un legame spesso conflittuale, ma destinato a intrecciare per sempre le due civiltà sul piano religioso e sociale.

E un intreccio è anche il vorí vorí, a cominciare proprio dagli ingredienti e addirittura dal nome stesso del piatto. Sì, perché in lingua guaraní il plurale si forma ripetendo due volte il termine singolare, e siccome vorí significa “pallina”, ecco che quello che noi dell’Allegra Brigata di Cucina del Postalista siamo venuti ad assaggiare è semplicemente un… piatto di palline. Anzi, come le chiamavano i gesuiti spagnoli, bolitas, termine da cui gli indigeni fecero derivare prima borí, e finalmente vorí.

Vorí voríbolitas… palline: e di palline si tratta, grosse come una nocciola, ricavate impastando farina di mais con formaggio fresco e grasso di brodo di gallina, e cuocendole poi nel brodo stesso, e anche la ricetta nasce da un incontro: quello tra gli impasti di farina di mais e di mandioca bolliti in acqua o cotti in forno tipici della cucina delle tribù indigene e i prodotti degli animali da cortile introdotti dai gesuiti, e principalmente il pollame.

Il vorí vorí de gallina, così come viene quasi sempre servito oggi in Paraguay è una zuppa di brodo di gallina dove, oltre alle bolitas appena descritte, si trovano anche dei bocconcini di carne, sempre di gallina, fatti dorare nel loro stesso grasso e portati a cottura nel brodo, ma ne esistono anche delle varianti che prevedono l’uso di cacciagione, maiale, latte, e anche riso.

Noi, naturalmente, siamo andati in cerca della versione, per così dire, originale, che è tuttora la più diffusa ed apprezzata nel paese… e come al solito le nostre aspettative non sono andate deluse.

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