digressioni gastro - filateliche
a cura della
Brigata di Cucina del Postalista

birra trappista
Belgio, 16 gennaio 2012, Yvert 4181
 
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Filatelia Tematica



Come altre volte è capitato nelle settimane più calde dell'anno, l'allegra Brigata di Cucina del Postalista è andata a cercare un po' di refrigerio nella silenziosa ombra di un chiostro.

Ad accompagnare le nostre ore di tranquilla pace, una birra di gradazione abbastanza alta e ben aromatizzata. Non una di quelle birre leggere leggere, da trangugiare in fretta solo per dare momentaneo ristoro alla gola arsa, ma qualcosa da gustare con calma e concentrazione: insomma, una di quelle che vengono da molti definite "birre da meditazione", il cui segreto è custodito nelle cantine delle abbazie trappiste.

Eccoci dunque in Belgio, dove sono situati sei degli undici conventi che possono fregiare i loro prodotti del titolo di "birra trappista", e più precisamente a Westvleteren. La scelta non è casuale: la birra qui prodotta è stata a più riprese scelta come "miglior birra del mondo", e nonostante i riconoscimenti ottenuti i monaci dell'abbazia si sono sempre rifiutati di aumentarne la produzione (solo 4.800 ettolitri l'anno) e di commercializzarla attraverso i normali canali.

E' dunque introvabile nelle birrerie e nei negozi, e le sue bottiglie sono perciò prive di un'etichetta che consenta di distinguerle dalle altre birre: chi vuole gustarla non ha altra scelta che quella di rivolgersi direttamente, come abbiamo fatto noi della Brigata, ai monaci di Westvleteren. A differenziare tra di loro i tre tipi di birra qui prodotti, oltre naturalmente alla gradazione alcolica e all'aroma, c'è solo il colore del tappo: giallo per la Trappist Westvleteren 12 (una bruna da 12° rifermentata su un fondo di lievito), blu per la Trappist Westvleteren 8 (anch'essa bruna, ma con una gradazione di "solo" 8°), e verde per l'unica bionda del lotto, per lo più destinata al consumo dei religiosi, che di gradi ne ha 5.

Questa della produzione di una birra a più bassa gradazione destinata al consumo interno è una vecchia tradizione che accomuna non solo le trappiste, ma in generale tutte le cosiddette "birre da abbazia". Già nel Medio Evo infatti era diffusa un po' in tutti i monasteri dell'Europa continentale l'usanza di produrre birra di almeno due tipi: la più forte veniva venduta per finanziare le attività benefiche dei monaci, mentre la più leggera serviva al loro consumo quotidiano.

Col passare del tempo e col rilassarsi dei costumi anche i buoni frati si diedero tuttavia al consumo della birra più forte, tanto che da più parti, specialmente in ambito cistercense, presero a levarsi richiami ad un più severo rispetto delle regole monacali. E fu in questo contesto che l'abate di La Trappe diede vita nel 1664 ad un nuovo ordine di "stretta osservanza", ai cui adepti fu imposto di consumare soltanto acqua.

Curiosa sorte dunque quella dell'ordine nato con l'intento di riportare a più rigorosi costumi la vita conventuale, e ritrovatosi oggi a produrre (e tutelare anche commercialmente, con l'istituzione della International Trappist Association) quelle che sono considerate le birre più forti del mondo.

Le regole imposte dall'ITA sono poche e semplici: la birra deve essere prodotta all'interno delle mura di un'abbazia trappista da parte di monaci trappisti; la scelta dei processi produttivi e l'orientamento commerciale devono dipendere dalla comunità monastica; lo scopo economico della produzione di birra deve essere diretto al sostentamento dei monaci e alla beneficenza e non al profitto finanziario.

L'emissione delle Poste Belghe è dedicata alle sei trappiste prodotte in Belgio: come ogni birra che si rispetti, anche quelle prodotte in convento hanno un loro caratteristico bicchiere da degustazione che, visto il contesto, non poteva essere diverso dal calice.

Delle undici birre trappiste attualmente prodotte nel mondo, la più conosciuta è la Chimay. La meno nota, anche perché entrata in produzione proprio quest'anno, è quella prodotta nel monastero italiano delle Tre Fontane.

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