digressioni gastro - filateliche
a cura della
Brigata di Cucina del Postalista

berlucchi
Italia, 5 novembre 2010, Yvert 3182
 
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Filatelia Tematica



Il compimento del quattordicesimo anno di età è uno di quei momenti che nella vita sono definiti "importanti".

Ha per lungo tempo segnato la fine della cosiddetta "scuola dell'obbligo", stabilendo dunque anche l'età minima teorica di ingresso nel mondo del lavoro, e continua ancor oggi a segnare il fatidico, almeno per gli adolescenti italiani, momento in cui si può legalmente inforcare quello che una volta si chiamava ciclomotore, o più colloquialmente motorino, raggiungendo così una autonomia negli spostamenti ben maggiore di quella consentita dalla classica macchina di mamma e papà, dai mezzi pubblici o dalla faticosa bicicletta.

Autonomia che non è peraltro disgiunta dall'assunzione di responsabilità derivante dal dover gestire un mezzo a motore nella giungla del traffico e delle regole del Codice della Strada. Una sorta di antipasto, dunque, della maggiore età, con tutti gli onori e gli oneri che questo può comportare: una data insomma da festeggiare come si deve.

Ecco dunque che l'allegra Brigata di Cucina del Postalista si appresta oggi a celebrare degnamente il quattordicesimo compleanno della creatura di Roberto Monticini. E come si addice a un sito che negli anni ha raggiunto una posizione di eccellenza nel panorama del web italiano (e non solo), abbiamo voluto scegliere un'altra eccellenza italiana per dedicare un brindisi di lusso al festeggiato.

Leviamo dunque in alto i nostri "lieti calici", dentro ai quali scintillano le frizzanti bollicine del principe incontrastato degli spumanti italiani: il Berlucchi.

Una storia, quella della risposta italiana allo strapotere dei francesi nel campo del vino rifermentato in bottiglia, che nasce sul finire degli anni '50 del secolo scorso, quando Alessandro Ziliani, un giovane e competente enologo, propone a Guido Berlucchi, discendente dei conti Lana de' Terzi e già produttore di un Pinot bianco buono, ma come spesso capita ai bianchi, poco stabile, la sua "pazza idea": rimediare all'instabilità di quel vino fermo creando un vino spumantizzato secondo il metodo classico, prodotto esclusivamente con uve provenienti dai vigneti della Franciacorta.

Su queste colline che si estendono sulla sponda sud del lago di Iseo la vite è stata impiantata fin dalle epoche più remote. A provarlo, oltre alle diverse testimonianze di autori classici tra i quali Plinio e Virgilio, c'è il materiale archeologico reperito un po' in tutta la zona, dove addirittura sono stati portati alla luce vinaccioli di epoca preistorica.

Quella di tentare la strada delle bollicine è una vera e propria sfida, e Berlucchi la accetta: nel 1961 vengono così sigillate le prime tremila bottiglie di Pinot di Franciacorta, che incontrano un'accoglienza talmente incoraggiante da spingere Ziliani, l'anno seguente, a creare in onore di un amico appassionato cultore delle bollicine in rosa il primo metodo classico rosato d'Italia, il Max Rosé.

Da allora, così come è successo al nostro Postalista, ogni anno che passa segna il raggiungimento di nuovi traguardi, con il Pinot di Franciacorta che, divenuto a partire dal 1977 il celeberrimo Cuvée Imperiale, si fregia prima del DOC e poi del DOCG, e nuovi riconoscimenti, come l'emissione di un francobollo a celebrazione del primo mezzo secolo di vita.

E mentre ormai la parola Franciacorta diventa sinonimo di "spumante prodotto con metodo classico utilizzando Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco, nuovi prodotti, tra i quali il Cellarius, un millesimato creato nel 1993 da un uvaggio di Chardonnay e Pinot nero, si vanno via via affiancando a quelli che ormai si possono definire storici.

Ed è proprio il finissimo perlage di un Cellarius Pas Dosé il cui millesimo, guarda caso, coincide con l'anno di nascita del Postalista, a scintillare nei calici della Brigata, levati in alto nel più sentito degli auguri di Buon Compleanno.

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