digressioni gastro - filateliche
a cura della
Brigata di Cucina del Postalista

mamaliga cu branza
Moldavia, 1° gennaio 2005, Yvert 442
 
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Anche per dei ghiottoni impenitenti come noi, sarebbe forse impossibile elencare tutte le varianti di polenta in uso nel mondo, visto che soprattutto in Europa ogni paese (e spesso ogni regione) ha praticamente una sua maniera specifica di prepararla o di condirla.

Piccole varianti, d'accordo, ma comunque tali da offrire all'esigente palato dell'allegra Brigata di Cucina del Postalista sempre nuove occasioni di manifestare la sua curiosità gastronomica, come quando ci siamo spinti fino ai Caraibi per assaggiare la ayaka. Stavolta invece ci dirigiamo ad est, e più precisamente verso la parte terminale del corso del Danubio, lungo le cui rive si stende la Moldavia.

Stato indipendente (a parte una piccola porzione annessa all'Ucraina) sulla riva sinistra, e macroregione della Romania su quella destra, i suoi abitanti condividono tuttavia, oltre alla lingua, anche le tradizioni gastronomiche, e tra queste una maniera abbastanza originale di gustare la polenta.

Mămăligă cu brânză è il nome di questa specialità, che tradotto alla lettera significa semplicemente... polenta con il formaggio. Un abbinamento che anche dalle nostre parti è abbastanza comune, basti pensare alla polenta concia comune nel biellese e in Val d'Aosta, che ha una consistenza un po' più liquida della normale polenta, o alla polenta taragna della Valtellina dove oltre al formaggio alla farina di granturco viene miscelata anche quella di grano saraceno, il che rende il risultato finale più scuro.

In Moldavia invece, per unire in matrimonio (gastronomico, s'intende) polenta e formaggio si usa un procedimento simile a quello che in Sicilia ha come prodotto finale il celeberrimo arancino. Una volta cotta e lasciata intiepidire la polenta, la si lavora con le mani fino ad ottenerne delle palline della dimensione di una piccola arancia: di basilare importanza è la consistenza della nostra polenta: se è troppo liquida le palline non staranno insieme, se invece e troppo dura, non sarà più possibile lavorarla con le mani.

Nel mezzo di ogni "arancino di polenta" viene quindi introdotto un pezzetto di formaggio. Il più usato è il telemea, ricavato dal latte di pecora con un procedimento simile, anche nel risultato finale a quello con il quale i greci producono la celebre feta, ma certi ghiottoni non disdegnano l'uso di ben più saporiti formaggi fermentati. Le palline così ottenute vengono fritte nel burro e accompagnate con la smântână, declinazione locale della panna acida.

Non stupisca la presenza di ben due prodotti caseari fermentati nella stessa ricetta: la fermentazione controllata è infatti, insieme alla salatura e all'essiccazione, uno dei metodi di conservazione del cibo più antichi, basti pensare allo yoghurt, ai crauti, e perfino alla ricetta originale del sushi.

Se a questo si aggiunge una tradizionale propensione per i sapori acidi, dimostrata anche dalla predilezione per la varza murata (cavolo verza fermentato e poi conservato in salamoia) e i grossi cetrioli sottaceto tipici di queste terre, ecco spiegata l'autentica passione che i moldavi, a prescindere dalla sponda del Danubio sulla quale vivono, hanno per questo piatto semplice, ma ghiottissimo.

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